venerdì 11 gennaio 2013

03. Matrimonio in santità

(dal testo “Facets of Brahman, or the Hindu Gods” by Swami Chidbhavananda)

Il matrimonio tra Shiva e Sakti è stato descritto dettagliatamente nella mitologia. È scienza e mitologia combinate in una sola cosa.

Parvati è Mulaprakriti – L’Energia Primordiale. Essendo nel nativo stato immacolato essa è chiamata Kanya Kumari, la giovane vergine. In tal modo viene chiamata la Natura nel suo stato originale. Essa si impegna per rendersi degna partner di Shiva. Il proposito si trasforma in penitenza o autopreparazione. Ecco, essa diviene l’incarnazione dell’austera penitenza che ispira riverente timore. Questo atto di Sakti, tradotto in linguaggio scientifico semplice, significa che la materia inerte lotta per eoni per evolvere in coscienza. Questo è il quadro che la natura presenta comunque. La mitologia lo esprime come penitenza di Kanya Kumari.

Nelle personalità di Sakti e Shiva due tipi di austerità si completano l’un l’altra. Sakti si tiene impegnata per entrare nello stato di Shiva. È come la limatura di ferro che cerca di sbarazzarsi di tutte le scorie e nello stesso tempo di essere attratto da un potente magnete. La natura si presenta sempre come sottostante ad auto-purificazione. In ultima analisi tende ad annullarsi nella Coscienza Cosmica che è Shiva. A sua volta Egli è sempre stabilizzato nel suo originario splendore. Egli e la serena beatitudine sono una sola cosa, la stessa.

Dal punto di vista dell’umanità, lo stoico stato di beatitudine di Shiva è anche un’intensa forma di austerità che ispira reverenza all’osservatore. Uno degli appellativi iattribuitigli è Ghoratapasvin, ossia “personificazione di terribile austerità”.

Attraverso la sua maestosa auto-sufficienza si dimostra una sorgente di ispirazione per la Natura Vergine, sua futua sposa. La metamorfosi dell’uomo in Dio, materia che diviene energia, insenziente che diviene senziente, è possibile solo attraverso severa austerità senza posa. Ma raramente l’austerità si dimostra un tranquillo viaggio facile. È irto, invece, di ristagni, deviazioni, distrazioni e rovesci. Questo palpabile ostacolo nella vita morale e spirituale è simbolizzato in Cupido, che cerca di tentare il signore Shiva quando Egli è al massimo dell’austerità.

Il dio della concupiscenza non sa che il suo scaltro disegno può funzionare solo su una morale fragile, ma mai su Shiva, l’insespugnabile. Il volgare piacere dei sensi non può più stare in agguato nel suo cuore di quanto possa durare una piccola goccia di rugiada esposta al sole ardente. A dispetto di questo fatto, Cupido compie il suo stupido tentativo. Egli è bruciato e reso irriconoscibile dal Fuoco della Divinità in Shiva.

L’adorazione libera da concupiscenza di Sakti ora raggiunge il suo acme. Il suo cuore è troppo puro per essere offuscato dal diavoletto della concupiscenza. Ella ora si è resa adatta per essere la partner del Grande Dio. Sakti è sposata a Shiva in tutta pompa e gloria.

È semplicemente naturale che dèi e semidéi esultino in questa grande consumazione. La purezza abbraccia la beatitudine. Il fisico viene assorbito nel metafisico. La Natura riguadagna il suo stato originario che è Pura Conoscenza. L’apparentemente insenziente viene ricongiunto al senziente e questo processo avviene incessantemente nel mondo fenomenico.

La Mitologia, attraverso le sue strade peculiari, definisce questo elaboratamente come matrimonio tra Sakti e Shiva. Questa unione è il modello per l’uomo. Il suo rapporto coniugale si santifica nella misura in cui egli supera la concupiscenza. La divinità si manifesta dove la carnalità è sottomessa. I figli nati dalla divinità non possono che essere divini.

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