sabato 12 gennaio 2013

11. il Grande Precettore

(dal testo “Facets of Brahman, or the Hindu Gods” by Swami Chidbhavananda)

Non ci sono vicende come gli alti e i bassi nello spazio. È una vasta distesa che trascende tutte le forme. Colui che raggiunge le cime delle montagne vede ovunque questo spazio infinito che si espande sempre. Shiva è sia con forma che senza, ci sono poi varie gradazioni nelle forme in cui rivela Se stesso.

L’universo manifesto è la Sua forma più grossolana. Per chi è assoggettato dai sensi questo universo è la sola realtà. Ma per colui che avanza spiritualmente questo universo fenomenico si trasforma in Realtà Supercosmica. in altre parole, solo Shiva esiste in tutte le forme e su tutti i piani.

Il finale, per quanto lo riguarda, è Dakshinamurti. Il significato etimologico di questa parola è che “Egli è seduto rivolto verso Sud”. Un albero di banian funge da baldacchino per Lui e simbolizza inoltre la vita fenomenica.

È attraverso l’uso appropriato del fenomenico che il noumeno può essere raggiunto. Il primo è il mezzo e l’ultimo è il fine, ma la persona illuminata non vede differenza tra fine e mezzo. Per quanto sia limitato dal fenomeno egli vede il mezzo stesso come il fine. Essere nel mondo è un’opportunità da utilizzare per l’auto-emancipazione. Ma essere del mondo del tutto è nient’altro che depravazione, caratteristica dell’ignorante. L’uomo che sa, d’altro canto, si avvale di questa esistenza terrena per ascendere allo stato del Trascendente e all’assoluto. Solo questo è il piano e il proposito di una vita eminente.

La parola Guru denota maggiore anzianità. Shiva ha diritto ad essere chiamato Guro a motivo della sua età maggiore rispetto ad ogni cosa che esiste. Egli è il Dio degli Dei.

Egli è anche l’Uno Antico. In nessun modo qualcuno lo eguaglia in età. Tuttavia quando assume la forma di Dakshinamurthi si presenta come un giovane in Boccio. Il fatto è che la realtà non invecchia. Nessun cambiamento di qualche tipo ha luogo in Lui. In altre parole Egli mantiene l’eterna giovinezza. Il più anziano degli anziani è il più giovane dei giovani.

Quando l’Universo manifesto viene assorbito innumerevoli volte, egli rimane intatto. A motivo di questa condizione statica egli rimane sempre fresco e nuovo. In strano contrasto con Lui, coloro che hanno deciso di essere Suoi discepoli sono molto avanti di età. Essi sono divenuti Rishi (saggi), maturi sia nel corpo che nella mente. Questa apparente anomalia non è senza motivo. Questi discepoli hanno a loro credito l’esperienza di innumerevoli nascite. Essi hanno conosciuto più che a sufficienza sull’esistenza mondana. Non hanno bisogno di sottostare ad alcuna altra esperienza. Sotto questo punto di vista essi sono realmente più anziani. Si può dire che siano pienamente maturi in età. In questo contesto è quanto meno appropriato designare il Precettore come un giovane e i discepoli come uomini molto anziani.

Il Grande Precettore Dakshinamurthi ha assunto su un piedestallo la posizione di un eroe Veerasanam. E perché dovrebbe fare questo? È usuale per un vincente mettersi in quella posizione, Shiva può essere appropriatamente chiamato il Signore degli eroi.

La più grande conquista è quella del sé inferiore. Questa conquista è concomitante con il conseguimento della conoscenza di sé. Colui che realizza questa Realtà diventa uno con essa ed il sé inferiore viene dimenticato una volta per sempre. Avendo conosciuto la Realtà per lui non c’è più nulla da raggiungere.

Colui che fa affidamento sui beni terreni è obbligato prima o poi a lasciarli. Ma colui che raggiunge il Sé lo ha raggiunto per sempre. La questione di perderlo non sorge più. Perciò la conquista del Sé è la più grande di tutte.

Nell’acquisizione della ricchezza materiale il guadagno di uno può giustificare la perdita di un altro. La condizione di proprietario può mutare un gran numero di volte. Ma nel caso dell’acquisizione della conoscenza nonè così. In particolare l’autoconoscenza si aggiunge al comune benessere e non porta via nulla a nessuno. Non può che essere giusto e appropriato che chi è imbevuto di autoconoscenza  assume il Veerasanam, la posizione dell’eroe. Dakshinamurti ha giustamente assunto quella posa di vittoria.

Il pollice e l’indice della sua mano destra si incontrano indicando Chinmudra, la posa di saggezza. Per convenzione si ritiene che il pollice rappresenti Shiva e l’indice il sé individuale. Le rimanenti tre dita rappresentano le triplici scorie dell’illusione, della fatica e dell’egoismo. Attraverso questo mudra esse sono negate dal sé individuale.

Liberato da tutte le impurità, questo sé riguadagna l’unione con il Sé cosmico. È come acqua purificata che viene versata in acqua pura. Ciò che fu per un certo tempo una coscienza condizionata è di nuovo riaffermato in Pura Coscienza.

Shiva, il Precettore Cosmico, attraverso Chinudra indica la meta suprema veso la quale tutte le creature si stanno dirigendo. Pace e beatitudine soltanto prevalgono nello stato di Shiva. Egli è reputato come la vera incarnazione di questa suprema conoscenza. Egli è anche la personificazione di OM, il suono Brahman. In questo stato Egli è anche indicato come Iswara.

In Dakshinamurthi il Dio personale si leva in alto fino alla Realtà impersonale. Esistenza, conoscenza e Beatitudine. Solo questo rimane, sempre stabile in Se stesso come l’assoluto.

Pensiero e Parola noon osano penetrare nello Stato Originale. Il parlare diviene muto molto prima di entrare in Esso. Là, ciò che prevale è il Silenzio Beatificato. In esso il sé individuale ha raggiunto la sua meta.

Con la posa di Chinmudra Shiva rende autoevidente quello stato ai pochi perfetti. C’è un incessante eloquenza nella Sua silente comunicazione dell’incomunicabile. i benedetti riceventi di questa esperienza sono gli asceti che si sono resi perfetti attraverso una austera aderenza al sentiero della rettitudine. Queste anime beate sono sedute alla Sua augusta presenza. Essi hanno a proprio credito la completa conquista della mente e dei sensi. La mente solitamente torbida nel loro caso ha raggiunto la purezza di un cristallo. È concesso solo a questi dominatori di sé stessi di divenire recipienti dell’insegnamento impartito dal Signore Shiva.

Il silenzio personificato in Lui è ora afferrato dai discepoli. Ogni ignoranza in loro è eliminata una volta per tutte. La conoscenza del Sé nel suo splendore brilla nei loro cuori. L’oceano della nascita e della morte è stato attraversato. Il fiume chiamato sé individualizzato è ora rientrato nell’oceano della Beatitudine. Il fiume ha perso la sua individualità.

Questo fondersi del sé nel Sé Cosmico è definito con vari appellativi: Il Regno di Dio, Liberazione, Unione di Shiva, Raggiungimento dell’Assoluto. Questi e molti altri termini si applicano ad esso. Il sé minore iniziò la sua carriera in uno stato di inerzia, per così dire. Passò attraverso un infinito processo di evoluzione. il risultato fu la liberazione della coscienza.

Infine la pura Coscienza presente nel sé minore divenne identica alla Coscienza Assoluta. Shiva Guru, Dakshinamurthi realizza questa grande funzione cosmica.

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